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RISCHI PSICOSOCIALI E TUTELA DEI LAVORATORI VULNERABILI

I cambiamenti sociodemografici, tecnologici ed economici degli ultimi decenni hanno provocato importanti trasformazioni nel mondo del lavoro, costringendo le aziende a ricorrere a nuove forme di organizzazione e somministrazione del lavoro per poter salvaguardare la propria competitività.

Tali cambiamenti, se non adeguatamente monitorati, possono determinare impatti negativi sulla qualità delle condizioni lavorative e sui livelli di tutela di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. In Italia, l’inserimento nel d.lgs. 81/2008 e s.m.i. della definizione – mutuata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) – del concetto di salute, intesa quale “stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, non consistente solo in un’assenza di malattia o d’infermità”, rappresenta la premessa per la garanzia di un approccio globale e olistico per la tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.

In tale scenario risulta necessaria l’implementazione dell’attività di ricerca anche relativamente all’analisi delle condizioni di lavoro ed alla percezione dei rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori, con particolare riguardo a quelli di natura psicosociale, che possono determinare l’insorgenza del fenomeno dello stress lavoro-correlato, collocato al secondo posto in Europa tra i problemi di salute dovuti al lavoro, dopo i disturbi muscolo-scheletrici.

I fattori di rischio psicosociale sono quegli aspetti di progettazione, organizzazione e gestione del lavoro, nonché i rispettivi contesti ambientali e sociali, che potenzialmente possono arrecare danni alla salute psico-fisica del lavoratore; pertanto, tali fattori necessitano di adeguata valutazione e gestione, al fine di evitare l’instaurarsi di condizioni di disagio nei lavoratori.

A questo proposito il d.lgs. 81/2008 e s.m.i., recependo i contenuti dell’Accordo Europeo dell’8 ottobre 2004, ha specificato, con l’art. 28, l’obbligo di valutazione del rischio da stress lavoro-correlato e, di conseguenza, quello relativo alla gestione dello stesso da parte del datore di lavoro.

Rischio stress lavoro-correlato

Secondo l’Accordo Europeo sullo stress lavoro correlato del 2004, lo stress è “una condizione che può essere accompagnata da disturbi o disfunzioni di natura fisica, psicologica o sociale ed è conseguenza del fatto che taluni individui non si sentono in grado di corrispondere alle richieste o alle aspettative riposte in loro”. Lo stress lavoro-correlato pertanto può interessare potenzialmente ogni luogo di lavoro e ogni lavoratore in quanto causato da aspetti diversi strettamente connessi con l’organizzazione e l’ambiente di lavoro.

In Italia, il vigente quadro normativo, costituito dal d.lgs. 81/2008 e s.m.i., obbliga i datori di lavoro a valutare e gestire il rischio stress lavoro-correlato al pari di tutti gli altri rischi, in recepimento dei contenuti dell’Accordo europeo. A tal proposito nel novembre del 2010 la Commissione consultiva permanente per la salute e la sicurezza sul lavoro ha elaborato le indicazioni necessarie alla valutazione del rischio stress lavoro-correlato individuando un percorso metodologico che rappresenta il livello minimo di attuazione dell’obbligo.

L’obiettivo principale della valutazione del rischio stress lavoro-correlato concerne l’identificazione di eventuali criticità relative a quei fattori di Contenuto del lavoro (carico di lavoro, orario, pianificazione dei compiti, ecc.) e Contesto del lavoro (ruolo, autonomia decisionale, rapporti interpersonali, ecc.) presenti in ogni tipologia di azienda e organizzazione. Successivamente, partendo dall’analisi dettagliata delle criticità emerse, si prosegue implementando un’adeguata gestione del rischio, che consente di migliorare le condizioni di lavoro e dei livelli di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori, impattando positivamente sulla competitività delle aziende e sulla qualità dei prodotti e dei servizi erogati.