
L’esposizione alle vibrazioni del corpo intero causa movimenti e tensioni nel corpo umano che possono causare disagio, compromettere la prestazione lavorativa, aggravare lesioni dorso-lombari preesistenti e presentano dunque un rischio per la salute e la sicurezza.
Inoltre se il corpo è interessato da vibrazioni a bassa frequenza (frequenze inferiori a 0,1 Hz) si possono produrre fenomeni di cinetosi (La chinetosi o cinetosi è un disturbo neurologico che alcuni individui provano in seguito a degli spostamenti ritmici o irregolari del corpo durante un moto)
Si suppone che il rischio sia funzione della durata e dell’intensità̀ dell’esposizione a vibrazione, e che periodi di riposo portino ad una riduzione del rischio.
E’ comunque sempre da tener presente che il rischio derivante dall’esposizione a vibrazione può essere aggravato ed incrementato da alcuni importanti fattori individuali ed ambientali, quali la postura assunta durante il lavoro, le caratteristiche antropometriche del soggetto esposto, il tono muscolare, il carico di lavoro fisico, la suscettibilità individuale (età̀, disturbi preesistenti, forza muscolare, sesso, ecc.), la presenza di vibrazioni impulsive o urti ripetuti.
E’ da tener presente che in genere la conduzione di macchine mobili comporta non solo l’esposizione alle vibrazioni a tutto il corpo, ma anche a numerosi altri fattori che provocano tensioni alla schiena, alla spalla o al collo, che andranno attentamente valutati nell’ambito della valutazione dei rischi. Tra questi si segnalano:
- Posizioni sedute prolungate in posture forzate
- Posizioni sedute prolungate in posture scorrette
- Torsioni frequenti della colonna vertebrale
- Necessità di assumere posizioni con il capo girato
- Sollevamento e movimentazione carichi
- Movimenti imprevisti
- Condizioni climatiche sfavorevoli e impatti ripetuti

Cosa fare a seguito della valutazione del rischio
E’ prescritto che il datore di lavoro adotti “misure immediate per riportare l’esposizione al di sotto del valore limite di esposizione”.
Tale aspetto è particolarmente rilevante, soprattutto in considerazione del fatto che sia nel caso dell’esposizione del sistema mano-braccio che nel caso dell’esposizione a vibrazioni del corpo intero, non esistono DPI anti-vibrazioni in grado di proteggere i lavoratori adeguatamente e riportare i livelli di esposizione al di sotto dei valori limite fissati dalla Direttiva.
Inoltre la vigente normativa prescrive che, qualora siano superati i “livelli di azione”, il datore di lavoro elabori ed applichi un piano di lavoro volto a ridurre al minimo l’esposizione a vibrazioni, considerando in particolare:
- Altri metodi di lavoro che richiedano una minore esposizione a vibrazioni meccaniche
- Scelta di attrezzature adeguate concepite nel rispetto dei principi ergonomici e che producano, tenuto conto del lavoro da svolgere, il minor livello possibile di vibrazioni.
- Fornitura di attrezzature accessorie per ridurre i rischi di lesioni provocate da vibrazioni, per esempio sedili che attenuino efficacemente le vibrazioni trasmesse al corpo intero.
- Adeguati programmi di manutenzione delle attrezzature di lavoro, del luogo di lavoro e dei sistemi sul luogo di lavoro
- La progettazione e l’assetto dei luoghi e dei posti di lavoro
- Adeguata informazione e formazione per insegnare ai lavoratori ad utilizzare correttamente e in modo sicuro le attrezzature di lavoro, riducendo al minimo l’esposizione a vibrazioni meccaniche
- La limitazione della durata e dell’intensità dell’esposizione
- Orari di lavoro adeguati con appropriati periodi di riposo
- La fornitura ai lavoratori esposti di indumenti di protezione dal freddo e dall’umidità