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La capacità di ascolto, un po’ come l’intelligenza, quasi tutti pensano di averla al di sopra della media, ma non è proprio così…

Uno studio ha evidenziato che noi udiamo metà di quello che ci viene detto, ascoltiamo metà di ciò che udiamo, capiamo metà di ciò che ascoltiamo, crediamo a metà di ciò che capiamo e ricordiamo solo metà di ciò a cui crediamo.

Se traduciamo questi assunti in una giornata lavorativa di otto ore, ecco cosa emerge:

  • Dedichiamo metà della giornata, circa quattro ore ad ascoltare
  • Udiamo circa due ore di ciò che ci viene detto
  • Ne ascoltiamo un’ora
  • Comprendiamo solo trenta minuti di quell’ora
  • Crediamo a quindici minuti di quella mezz’ora
  • Ricordiamo meno di otto minuti di tutto quello che ci è stato detto

Un risultato poco eclatante che dimostra che dovremmo tutti impegnarci un po’ di più nell’ascolto attivo.

L’ascolto può infatti influenzare fino al 40% della nostra performance. Si parla così tanto sul luogo di lavoro che le opportunità di ascoltare bene di sicuro non mancano. Parliamo per fornire feedback, per dare istruzioni, per comunicare delle scadenze e altro ancora…

Oltre alle parole pronunciate, ci sono pure informazioni preziose da decifrare attraverso il tono di voce e il linguaggio del corpo di ciò che non viene espressamente detto. In sintesi, non avere le orecchie e gli occhi ben aperti potrebbe in qualche modo tenerci fuori dai giochi.

La maggior parte delle persone crede che la propria capacità di ascolto sia buona o comunque migliore rispetto a quella di qualche altro collega, ma purtroppo ha torto.

L’ascolto efficace è però qualcosa che può essere appreso e padroneggiato; dobbiamo solo sapere su cosa lavorare. Alcune semplici strategie possono rafforzare questa qualità.

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